Autopromotec 2025: robotica, AI e digitalizzazione. L’uomo? L’uomo resta al centro, per noi di Car Carrozzeria: per questo, in seno alla rassegna bolognese abbiamo realizzato un evento dedicato al ricambio generazionale in carrozzeria
Una vecchia pubblicità Ford, citando il proprio fondatore, recitava: “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”. Un adagio particolarmente indicato per i nostri tempi, tanto che anche l’edizione 2025 di Autopromotec ha puntato tutto sulle nuove tecnologie: robotica, intelligenza artificiale e automazione del lavoro. Noi di Car Carrozzeria però crediamo negli uomini e per questo abbiamo voluto organizzare un evento per ricordare al mondo della carrozzeria che l’uomo è ancora al centro del lavoro. Per farlo il nostro Renato Dainotto ha ospitato quattro persone speciali, non semplici esperti nel loro settore ma professionisti con delle qualità umane: Andrea Forbice del Colorificio Cassani, Fabrizio Cotza di Imprenditori Sovversivi, Marco Bassini della Carrozzeria Bassini e Andrea Donegà, Direttore di 3 istituti ENAIP in Lombardia.
Il nuovo libro di Fabrizio Cotza è un manuale di sopravvivenza nel lavoro. Siamo stati catturati dal capitolo in cui si parla di uomini che si stanno robotizzando e robot che si stanno umanizzando. Fabrizio, tu che sai capire molto bene le persone, pensi che questo sia il primo passo verso la fine dell’umanità come l’abbiamo sempre intesa?
«In un certo senso sì, vediamo come negli ultimi anni la tecnologia ci stia dominando. Dico sempre: tempo fa il mio cellulare era un prolungamento di me stesso, mentre adesso i ruoli sembrano essersi invertiti; molto spesso viviamo in funzione della tecnologia, che è riuscita a renderci come i robot. Lavorando con le aziende mi capita di incontrare persone che hanno perso alcune delle facoltà umane più importanti tipo la capacità relazionale, l’istinto e la creatività. Vado da imprenditori che, non per colpa loro, non ragionano più come persone ma come software gestionali. Tutte le volte che un professionista perde la sfida con una macchina non è perché la macchina è diventata più abile, ma perché noi abbiamo perso delle abilità; e queste abilità vanno un po’ recuperate. Citando un autore, Cesare Pavese che parlava del mestiere di vivere, dobbiamo non solo apprendere una professione, ma imparare a vivere la vita che passa attraverso fattori indispensabili che purtroppo la scuola non sempre ci insegna. Ecco quindi la mia provocazione: va benissimo andare avanti con la tecnologia, ma altrettanto sostengo la necessità di recuperare quello che abbiamo perso e credo che l’intelligenza artificiale potrebbe rivelarsi un’ottima opportunità in questo senso, perché nel momento in cui molte persone perderanno il posto di lavoro, sostituite dalle macchine, forse ridaranno attenzione a quello che hanno perso per strada».
Direttore Donegà, Fabrizio ha detto una cosa importante: dalle criticità possono nascere delle opportunità. Intelligenza artificiale e robotica rappresentano una nuova opportunità per le scuole professionali che vogliono attrarre i giovani? Penso a quanto accaduto l’anno scorso, quando avete presentato gli strumenti di diagnostica TEXA per accendere l’interesse dei ragazzi…
«La nostra è una scuola professionale collegata al mondo del lavoro; non per questo manca lo sforzo dedicato alla crescita umana dei ragazzi, per farli diventare ottimi cittadini prima che ottimi lavoratori, tenendo vivo nei ragazzi il senso critico e la creatività. Le nuove tecnologie fanno parte del mondo dei ragazzi: è il mondo in cui sono nati e in cui si troveranno a fare i conti da lavoratori. E visto che il settore della carrozzeria è ricco di grande innovazione tecnologica, la tecnologia deve diventare uno strumento didattico. Io non penso che l’intelligenza artificiale o i robot sostituiranno l’uomo sul posto di lavoro, ma ci saranno tre effetti con cui la scuola dovrà fare i conti: la nascita di nuove professioni che magari oggi ancora non conosciamo, la sostituzione di alcune professioni come è sempre avvenuto con l’avvento di nuove tecnologie e infine l’integrazione tra l’uomo e la macchina».
Pensa che il nostro Paese e la nostra scuola siano pronti per affrontare queste sfide?
«Presto tutti noi dovremo fare i conti con un profondo dramma demografico; negli ultimi 20 anni le persone al lavoro tra i 50 e i 64 anni sono raddoppiate, e questo ci pone davanti a una sfida ulteriore con l’utilizzo delle tecnologie e a una priorità assoluta: rimettere i giovani al centro delle prospettive dell’Italia. Noi come scuola ci consideriamo un incubatore di futuro, ma siamo consapevoli che non possiamo farcela da soli, dobbiamo stare all’interno di un ecosistema in grado di guardare lontano, un ecosistema fatto di associazioni, istituzioni e imprese. Noi riusciremo a formare i ragazzi solo con una grande alleanza col mondo del lavoro, per dare speranza a questi ragazzi e anche al Paese, che ne ha un disperato bisogno».
Passiamo la palla a un rappresentante del mondo del lavoro, Andrea Forbice, che con la Cassani spa negli ultimi anni si sta occupando di dare un futuro a gente che un lavoro non ce l’ha…
«Come Cassani abbiamo investito tanto nella formazione, collaborando anche con gli istituti tecnici che ci sono nel nostro territorio lombardo. Poi due anni fa abbiamo fatto un censimento da cui è emerso che l’età media degli operatori di carrozzeria era di 52 anni, questo 2 anni fa. Un dato che ci ha fatto allertare e che suona come un campanello d’allarme per tutto il sistema automotive; ed è lì che come azienda si è deciso di investire in questo progetto di formazione che ha preso piede in modo continuativo, portando a termine 20 Academy. Non siamo un istituto tecnico, le nostre classi sono rivolte a persone adulte in età lavorativa che sono inoccupate o disoccupate; è un investimento tutto privato che sta portando risultati soddisfacenti, sebbene rappresentino una goccia in mezzo al mare: abbiamo avuto più di 240 allievi, di cui 145 stanno lavorando in una carrozzeria».
Quali i tratti di questa “emergenza ricambio generazionale”?
«C’è una carenza incredibile di manodopera, c’è grandissima mancanza di persone nuove interessate ad approcciarsi a questo mestiere e nello stesso tempo la frenesia moderna porta i carrozzieri ad avere sempre meno tempo da dedicare agli apprendisti. Noi tentiamo di colmare questo gap, questo tempo che non c’è più cercando le persone giuste, motivandole e formandole adeguatamente per inserirle nel settore automotive. È una grossa sfida che Cassani ha deciso di prendere e portare avanti perché tutela tutti, basti pensare che oggi molte realtà rinunciano a flussi di lavoro perché non hanno la manodopera per poterlo sviluppare. Queste sono problematiche che nella catena della riparazione riguardano la carrozzeria, il colorificio, la multinazionale di vernici, quindi è un lavoro che dobbiamo fare tutti insieme. Le 20 Academy non si sono svolte tutte nella nostra sede di Milano, abbiamo portato questo format in giro per l’Italia: a Venezia, Genova, Torino, Roma, collaborando con altri distributori italiani e rompendo quei muri di indifferenza che ci possono essere tra colleghi, lavorando insieme per raggiungere dei risultati che fanno bene a tutti».
Marco tu non sei solo un carrozziere, perché utilizzi parte del tuo tempo per insegnare e trasmettere ai giovani delle scuole ENAIP di carrozzeria quelle qualità che fanno di un artigiano un lavoratore diverso. Eppure nella tua azienda hai un tintometro semiautomatico; non temi che tutta questa tecnologia trasformerà la carrozzeria in un ambiente in cui non troveremo più uomini?
«Non penso, ho preso un tintometro semiautomatico e come conseguenza ho assunto due persone in più, perché il nuovo strumento ci ha permesso di aumentare la produzione. Non solo: sono diventato più attrattivo nei confronti del cliente e dei futuri collaboratori, tutto questo in un momento storico in cui si fa fatica a trovare giovani da inserire in azienda. Quando ho comprato il tintometro semiautomatico non pensavo di sostituire l’uomo in carrozzeria, ma di svolgere operazioni più precise e di abbassare i costi controllandoli meglio e così è stato. Adesso si parla tanto di robot per la verniciatura automatica e probabilmente nella mia carrozzeria, che è una struttura medio-piccola, ci sarà; ho notato che c’è molto timore tra gli addetti ai lavori, soprattutto i verniciatori che pensano di essere sostituiti, ma io con i ragazzi ho già parlato e ho detto loro che ci permetterà di avere un lavoro più pulito e più sicuro, magari anche meno faticoso; inoltre lo utilizzeremo per fare capire ai clienti che stiamo facendo un’evoluzione verso la modernizzazione e magari faremo 5/6 macchine in più al mese. Tutta questa marginalità che ci sarà in più potrà essere reinvestita nella carrozzeria, magari anche nella formazione dei tecnici».
Una domanda per chiudere questo workshop che impone una risposta data col cuore: per quale motivo dedicare del tempo, un giorno alla settimana nel tuo caso, alla formazione dei ragazzi?
«Bisognerebbe vivere con loro, non tanto le giornate scolastiche e basta, ma proprio quelle vere lavorative e quando si fanno gli eventi per vedere la loro partecipazione e cogliere l’emozione che provano quando cominciano a fare le prime cose in autonomia».
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