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Ieri Milano sotto scacco per i blackout! E le auto elettriche stanno crescendo…

L’annuncio del Fit for 55 non è passato inosservato ai consumatori, gli utenti finali ovvero gli automobilisti. Non è passato inosservato anche ai Costruttori automobilistici che stanno dirottando le risorse sulla produzione elettriche pur mantenendo quella termica nei mercati dove questa tipologia di motore non darà bandita a breve. In pratica il resto del mondo fuori dall’Europa. Al momento. Intanto però oltre a riflettere sui pesanti tagli occupazionali a cui l’industria dell’auto dovrà fare fronte, c’è anche un notevole problema con la produzione elettrica da affrontare. Il sistema può reggere milioni di auto in ricarica rapida? Non abbiamo la bacchetta magica, le informazioni necessarie e forse la competenza per mettere mano al piano elettrico nazionale, tuttavia chi vive a Milano ieri ha vissuto in diretta cosa potrebbe succedere. In pratica nel pomeriggio in corrispondenza all’arrivo a casa dei lavoratori, la contemporanea accensione dei centinaia di migliaia di climatizzatori domestici ha fatto saltare il banco con una serie di ripetuti BlackOut a rotazione per tutta la città. Lo supponiamo noi? No è stata la stessa Unareti a mettere in guardia gli utenti giorni fa in un comunicato. Cosa sarebbe successo ieri se oltre ai condizionatori alla massima potenza fossero state attaccate alla rete milioni di auto? Non è difficile immaginarlo.

MA DOPO IL 2030 COSA SUCCEDERA’

Si può quindi immaginare che, avvicinandosi al fatidico 2035, incominceremo a vedere una vera transizione del parco circolante italiano. Magari di quei 40 milioni di auto 10, a quella data, saranno elettriche. A questo punto bisognerà alimentarle. Diciamo che il consumo medio giornaliero per auto potrebbe essere di 10 kWh e quindi potrebbero servire ogni giorno, ma forse più la notte, circa 100 GWh di energia elettrica. Sempre ipotizzando una ricarica ogni due giorni avremmo circa 5 milioni di auto da mettere in carica e quindi la necessità di almeno 5 milioni di colonnine. Oggi in Italia  la potenza richiesta giornaliera è di circa 800 GWh. Quindi 100 GWh in più  non sono un valore preoccupante a livello di produzione giornaliera. Tuttavia oggi in Italia abbiamo una produzione  di 38 GW  di potenza istantanea con oscillazioni  tra la notte e il giorno mediamente da 25 a 55 GW. Sulla potenza instantanea la ricarica di milioni di auto elettriche potrebbe mettere in crisi una rete non potenziata a dovere. Già oggi il nostro sistema in estate spesso si avvicina al limite sotto il peso degli impianti di condizionamento oltre che di produzione industriale. Ieri c’è stato un pesante tilt a Milano e se ne aspettano altri nei prossimi giorni. Ovviamente è impensabile che 5 milioni di utenti ricarichino la vettura nello stesso momento. In più le colonnine ad alta capacità hanno sistemi di accumulo per ridurre lo stress della rete. Tuttavia quando i numeri passeranno dalle centinaia di migliaia di vetture a milioni, gli interventi saranno necessari. Questi pur essendo calcoli molto approssimativi, ipotetici e semplificati sono l’essenza delle perplessità del Ministro Cingolani che, dall’Europa, si aspettava una maggiore progressività. Lui per primo mette in dubbio la fattibilità di allacciare 20GW di produzione green alla rete in pochi anni. Soprattutto se produzione eolica e solare si trova molto distante dalle aree di maggiore richiesta energetica. Mentre nel frattempo bisognerebbe “spegnere” GW di produzione elettrica termica…

INTANTO L’AUTOMOBILISTA ASPETTA… PER FORTUNA?

Sui timori dell’impatto della decisione dello stop dei motori termici sul mondo industriale dell’automobile, la sua filiera e la tenuta sociale in Europa abbiamo già scritto. A questo punto però resta da riflettere sulla situazione delle infrastrutture. 13 anni sono tanti per un singolo uomo, ma per una transizione industriale ed energetica sono più o meno un battito d’ali di farfalla. In pratica si tira un colpo di spugna su una evoluzione di oltre 100 anni del motore a combustione interna e dell’automobile costruita intorno ad esso. Ora in Italia esiste un parco circolante che sfiora i 40 milioni di vetture. un parco vecchio, rispetto a molte altre nazioni europee. Un parco destinato a invecchiare ancora di più vista l’incertezza che ha creato nel consumatore la Fit for 55. Oggi sembra prematuro comprare un’auto elettrica. Del resto nel 1997 quando la Ericsson presentò il prototipo del GS88, il primo smartphone sulla carta, non ci fu un grande ritorno sulla stampa. Neanche IBM, nel 1992, ebbe fortuna con Simon il primo smartphone arrivato nei negozi legati  BellSouth. Solo valicato il cambio del Millennio lo smartphone divenne un successo. E ora con l’auto elettrica siamo in questo stallo e quindi l’automobilista aspetta e si tiene la sua cara e vecchia auto con motore a scoppio. Con un doppio danno. Non gira l’economia del settore, quindi i 500.000 posti di lavoro a rischio potrebbero essere di più e restano in strada auto davvero molto inquinanti.

a cura di Renato Dainotto