
Perché oggi Jennifer Macaluso è una professionista della riparazione. Una libera professionista specializzata nella riparazione a freddo che gli inglesi amano chiamare PDR e noi italiani, in maniera più umana, chiamiamo levabolli. Jennifer è una donna, anzi una donna forte. Ha carattere, si esprime molto bene ed è molto educata, qualità quest’ultima per niente scontata ai nostri tempi, anzi merce rara. Ti ascolta, ti guarda negli occhi e ha rispetto per quello che fai e per questo si è portati a essere altrettanto rispettosi ed educati. Per ultimo, lo mettiamo per ultimo perché si tratta di una qualità ininfluente sul lavoro, è anche una donna molto bella, femminile ed elegante nonostante gli abiti da lavoro. Molto più importante, invece, la sua professionalità: questo trasmette dopo pochi scambi di conversazione e vedendola lavorare sono solo conferme.
Jennifer, come è diventata una “levabolli”?
«Storia lunga… Ho studiato come assistente per chirurgia maxillofacciale e per 11 anni ho fatto l’assistente in chirurgia e odontologia. Ho lavorato sin da dopo gli studi in questo settore e con grande soddisfazione, perché venivano apprezzate la mia dedizione e la serietà. Il lavoro mi piaceva, anche se era molto stressante. Per 11 anni mi sono divisa tra impegni a Torino e Lucca e ho anche collaborato con l’università».
Poi però qualcosa è successo…
«La vita è così, una serie di avvenimenti. Un giorno sono andata da un amico che ha una carrozzeria e ho intravisto un levabolli. Mi ha incuriosito il suo lavoro ma anche il suo atteggiamento, quasi volesse nascondere dei “segreti”. Il mio amico mi ha spiegato di cosa si trattava e sono davvero rimasta incuriosita, forse affascinata, tanto da fare subito una ricerca su Google su questo mestiere non appena messo piede in casa…».
Tra fare una ricerca e diventare levabolli non è proprio immediato il passaggio, no?
«Verissimo. La ricerca mi ha fatto scoprire Maestri della Grandine a Torino, non distante da dove vivo. Ho letto che organizzavano corsi di formazione per diventare levabolli e ho pensato: perché non farlo e vedere un po’ di scoprire se davvero sia un’arte come diceva il mio amico carrozziere? Mi sono iscritta e ho partecipato al corso di 5 giorni insieme ad altri aspiranti levabolli, tutti maschi ovviamente. Mi aspettavo un ambiente prettamente maschile… Infatti mi hanno detto che ero la prima donna a frequentare l’Accademia in Italia con loro».
Bastano 5 giorni per diventare una levabolli professionista?
«Beh, no (accompagnato da una risata, ndr)! Il corso è molto utile per fare capire come funziona questo lavoro, quali i potenziali e per discriminare se questa cosa sia alla tua portata. Nel mio caso ho capito subito che era un lavoro nelle mie corde, artigianale ma non ripetitivo e che permette di imparare qualcosa ogni volta che si mette mano alle lamiere con le leve. Capito che mi calzava come lavoro è iniziata la vera fase di apprendimento, perché grazie a Massimo Cesareo, uno dei docenti, ho poi avuto la possibilità di fare parte di un gruppo di lavoro in Francia; lì davvero ho imparato bene le tecniche e sono diventata autonoma nella riparazione delle vetture. Ho passato nove mesi di fila, tutti i giorni, a riparare vetture grandinate. Poi sono tornata in Italia e ho lavorato in Lombardia. Quando però è capitata l’opportunità di andare ancora all’estero in Francia e Spagna l’ho colta al volo per perfezionare la mia tecnica e per guadagnare qualcosa di più…».
E adesso?
«Adesso ho scelto di lavorare con Dottor Grandine, che mi sta dando grandi opportunità e la possibilità di lavorare in Lombardia. Sono bene organizzati e questo è importante per una persona come me che si sposta da una carrozzeria all’altra in base alle richieste di lavoro. Sono molto soddisfatta anche per il rispetto per il mio lavoro. Che è anche stagionale, con mesi di picco e mesi più tranquilli».
Sì, ma cosa ti ha spinto a fare questo cambiamento di vita?
«Un lavoro che mi piace, meno rischi professionali e una maggiore possibilità di guadagno. Voglio essere onesta. Ho un figlio e voglio offrirgli grandi opportunità. Avere un lavoro che permette di guadagnare bene, in proporzione all’impegno profuso, garantirà a lui un futuro dove potrà scegliere quello che vuole fare. Essere mamma è bello, ma comporta anche responsabilità».
Consigli questo lavoro?
«Sì, certamente, altrimenti non lo farei io. Ma attenzione, non è leggero, richiede sacrifici e non solo fisici. Alle volte bisogna stare lontani dalla famiglia, imparare a gestirsi bene. Serve essere organizzati. Come lo sono io nel lavoro».
E alle donne?
«Sì, anche alle donne. Non bisogna avere paura dell’ambiente ad alto tasso di testosterone. L’importante è essere seri e professionali. La serietà e la professionalità sono fondamentali per muoversi tra tanti uomini ed evitare “malintesi”».
a cura di Renato Dainotto - Foto Photo-R
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