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Porsche 911 2.4T

Nata nel 1967, la Porsche 911 T era considerata dai tecnici di Porsche come possibile prosecuzione della Porsche 356 come versione più lussuosa per allestimento. La lettera “T”, in effetti, sta per “touring” ed indicava le versioni meno sportive della serie 911, sia per potenza che per allestimenti. Come anticipato, la prima 911 T debutta a fine anni ‘60 per sostituire la Porsche 912, una 911 a quattro cilindri versione di attacco del brand Porsche, che ormai avvicinava troppo l’immagine della 911 a quella della ormai anziana 356. Le cilindrate delle prime tre serie di 911, quindi, partono dal motore 6 cilindri di 2 litri di cilindrata, che crescono a 2.200 cc e arrivano alla logica evoluzione del propulsore a 2.341 cc. di cilindrata; dopo la “due e quattro”, la 911 subì il primo restyling della sua evoluzione, ma questa è un’altra storia. Torniamo alla nostra 2.4 T, accreditata di 130 cv e differente dalla precedente serie solo per la corsa aumentata del motore, ottenuta grazie all’utilizzo di pistoni più piatti; ad alimentare i 6 cilindri contrapposti, restano i carburatori Weber da 40.

PREGI E DIFETTI

L’ultima evoluzione della 911 cosiddetta “pre bumper” si portò dietro una pletora di conseguenze, positive e negative. Partiamo dalle negative, che pressoché possono riassumersi in un (ovvio) aumento di consumo di carburante, visti gli aumenti di cilindrata e potenza. L’aumento della coppia motrice rende questo propulsore piacevolissimo da usare, con quel suo rumore metallico tipico di questa vettura che entra nelle orecchie al salire dei giri motore e difficilmente viene dimenticato: questo, ovviamente, rientra negli aspetti positivi; altro aspetto positivo, diretta conseguenza dell’impennata delle prestazioni, è la nuova disposizione dei pesi della Porsche 911, che alle alte velocità si è sempre dimostrata “ballerina”, a causa della disposizione fuoribordo del motore posto oltre l’asse delle ruote posteriori.

MODIFICHE NECESSARIE

Gli ingegneri tedeschi furono obbligati a rivedere gli attacchi degli ammortizzatori anteriori e posteriori e a spostare il radiatore dell’olio verso l’abitacolo: ecco perché sul lato del passeggero comparve nel 1971 uno sportellino aggiuntivo, che nascondeva il tappo di carico dell’olio. Nel 1972 questo pertugio venne eliminato, poiché troppi benzinai lo scambiavano per il tappo del carburante: le 911 2.4 model year 72 sono oggi quelle più ricercate proprio per questa caratteristica e per la loro rarità. Rispetto alla versione precedente, Porsche decise di montare un nuovo cambio sulla 911 2.4, che di fatto venne sostituito solo a metà degli anni ’80: il tipo 915 era fatto in tre pezzi, al posto del monoblocco delle prime serie, e aveva 4 rapporti di serie con la quinta marcia disponibile come optional sulla T. Altro optional molto apprezzato sulle 911 T era la possibilità di montare lo spoiler anteriore sui primi esemplari costruiti (di serie sull’allestimento sportivo S), optional divenuto poi di serie su tutta la gamma per motivi aerodinamici. I cerchi? Da 15 pollici Fuchs a margherita in lega leggera, una delle caratteristiche distintive che sono nella testa di chiunque ami la Porsche 911. Il motore più robusto, gli interni spartani e qualche chilo in meno sulla bilancia (1020 kg) rispetto agli altri modelli della gamma, fanno della 911 2.4 T una versione particolarmente adatta alla preparazione per l’impiego sportivo, tanto è vero che fu proprio una Porsche 911 T a vincere il Rally di Montecarlo del 1968.

TARGA: MOLTO AFFASCINANTE

Disponibile anche in versione targa, ossia con tetto in vinile amovibile, la Porsche 911 “due e quattro” è la più piacevole 911 da guidare fra le cosiddette pre bumper, poiché tutte queste migliorie l’hanno resa molto fruibile e, a dispetto di quanto dice il popolo, anche molto stabile: al suo volante, bisogna pur sempre ricordarsi di essere seduti su un’automobile sportiva con più di cinquant’anni di concezione e senza alcun tipo di controllo elettronico. Oggi la 2.4 è una delle Porsche 911 più ambite dai collezionisti e dagli amanti del marchio, soprattutto se in versione S e “oelkappe”, ovvero con tappo del serbatoio dell’olio esterno: difficilmente si scende sotto i 100.000 euro per un esemplare di questa serie. Il valore della 2.4 ha subito una rapidissima ascesa negli ultimi 15 anni e non sembra scendere, ma difficilmente credo si possa assistere ad un nuovo imminente apprezzamento. Nelle immagini una 911 T 2.4 restaurata direttamente da Porsche che l’ha anche elevata con modifiche al motore e al telaio della 911 S

a cura di Federico Lanfranchi