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Robot e Cobot: differenze, sicurezza e coesistenza nell’automazione moderna

Quando i guru dell’industria parlano alle platee di imprenditori, il “coup de théâtre” è quasi sempre l’automazione, indicata come il pilastro della competitività del futuro.
Automazione significa robotica, ma oggi questo mondo si divide in due protagonisti: i robot industriali tradizionali e i cobot, i robot collaborativi.

Apparentemente simili — entrambi sono macchine programmabili che eseguono compiti ripetitivi — in realtà si distinguono profondamente per architettura, finalità e impatto sulla sicurezza degli operatori.

Robot industriali: potenza, precisione e isolamento operativo

I robot industriali tradizionali sono progettati per garantire alte prestazioni in termini di velocità, forza e precisione.
Si tratta spesso di bracci meccanici multi-asse utilizzati in operazioni come saldatura, verniciatura, movimentazione o assemblaggio con margini d’errore minimi.

Questa potenza, tuttavia, comporta anche rischi per la sicurezza dei lavoratori. Un urto accidentale con un robot in movimento può provocare lesioni gravi.
Per questo motivo, le norme internazionali (come la ISO 10218) impongono che i robot operino in aree protette da barriere fisiche, gabbie o sensori di prossimità.

In pratica, la sicurezza è garantita attraverso l’isolamento: uomo e macchina non condividono lo stesso spazio operativo.
Questo modello, tipico delle grandi industrie, comporta costi elevati di infrastruttura e una minore flessibilità produttiva.

Cobot: collaborazione sicura tra uomo e macchina

I cobot (collaborative robots) nascono con una filosofia opposta: collaborare con l’uomo.
Progettati per lavorare fianco a fianco con gli operatori, eliminano la necessità di barriere fisiche grazie a un insieme di tecnologie di sicurezza integrate:

  • Sensori di forza e coppia, che arrestano il movimento al minimo contatto con una persona.

  • Limitazione di potenza e velocità, conforme alla norma ISO/TS 15066.

  • Arresto di emergenza automatico in caso di anomalia.

  • Struttura leggera e arrotondata, priva di spigoli o superfici taglienti.

I cobot sono progettati per prevenire infortuni e possono sostituire l’uomo in attività pericolose o usuranti, come la carteggiatura e la verniciatura in carrozzeria, dove l’esposizione a solventi e sostanze chimiche rappresenta un rischio per la salute.

Delegando i compiti ripetitivi e gravosi ai cobot, l’operatore può concentrarsi su controllo qualità, supervisione e gestione dei processi, migliorando sicurezza e benessere psicologico.

Il quadro normativo europeo

L’utilizzo di robot e cobot è regolato da un quadro normativo europeo rigoroso.
Fino a poco tempo fa il riferimento era la Direttiva Macchine 2006/42/CE, ma dal 2023 è stato introdotto il Regolamento (UE) 2023/1230, che entrerà in vigore nel 2027.

Questo nuovo regolamento aggiorna le regole in materia di sicurezza, software e intelligenza artificiale nelle macchine.
I robot industriali rientrano tra le macchine ad alto rischio e richiedono procedure di certificazione più severe.
I cobot, invece, devono superare una valutazione dei rischi specifica per l’interazione uomo-macchina e rispettare le norme ISO 10218 e ISO/TS 15066.

Il regolamento introduce inoltre obblighi per i produttori di software e AI integrati, con l’obiettivo di prevenire rischi dovuti a errori algoritmici.

Uomo e macchina: una coesistenza possibile

L’introduzione dei cobot nelle attività produttive non è solo una questione tecnica: richiede anche un cambiamento culturale.
Molti lavoratori vedono ancora i robot come minaccia per l’occupazione, timore ereditato dalle grandi fabbriche automatizzate del passato.

In realtà, oggi il rischio è minimo e i vantaggi per la sicurezza e la qualità del lavoro sono concreti.
Per garantire una transizione efficace, è fondamentale investire nella formazione del personale, non solo tecnica ma anche psicologica e culturale.

L’obiettivo non è sostituire l’uomo, ma affiancarlo, distribuendo i compiti in modo più equilibrato:

  • I robot e i cobot si occupano delle attività ripetitive e potenzialmente dannose.

  • L’uomo assume un ruolo di controllo, gestione e supervisione.

Così, la promessa dell’automazione — aumentare la produttività migliorando al contempo la sicurezza — può diventare una realtà concreta e sostenibile.

Verso la fabbrica del futuro

I cobot rappresentano il passo successivo dell’Industria 4.0: macchine intelligenti, sicure e capaci di collaborare realmente con l’uomo.
La vera sfida per le imprese sarà integrare queste soluzioni senza sottovalutare l’importanza della formazione e dell’accettazione culturale.

Solo così l’automazione potrà esprimere tutto il suo potenziale, trasformando la paura del cambiamento in opportunità di crescita per aziende e lavoratori.

a cura di Renato Dainotto - Foto Photo-R