Crack Silicon Valley Bank: conti italiani sicuri, ma…

Il crack della Silicon Valley Bank ha fatto precipitare investitori e correntisti yankee dal paradiso della new economy all’inferno di non poter ritirare i propri soldi. Ed ecco il TV le immagini di gente in coda davanti alla banca… immagini che ricordano l’Argentina di molti anni fa. Cosa è successo? Una tempesta perfetta di cui uno dei venti più importanti è stato il rialzo dei tassi di interesse voluti dalla FED (Federal Reserve System ovvero la banca centrale degli STATI UNITI) per combattere l’inflazione. Poi hanno dato la mazzata i tanti investimenti in start up che non generano reddito immediato e infine i tagli all’occupazione che affliggono i big digitali negli USA. A noi italiani importa però dei nostri istituti di credito, delle nostre banche sia per i risparmi sia per la possibilità di ottenere finanziamenti. In Italia i conti sono al sicuro. Si, i conti sono al sicuro.

CRACK SILICON VALLEY BANK: EFFETTO SPETTRO

Però c’è sempre un però, lunedì 13 marzo è stato il giorno della passione della borsa mondiale con l’Italia capofila per le perdite -4% Milano, -3% Francoforte, -2,9% Parigi e -2,6% Londra. La reazione delle borse ricorda dunque quello che accadde con il crack Lehman Brothers ma la situazione è completamente diversa, i rischi per l’Europa quasi inesistenti, eppure le borse hanno bruciato molto denaro e se le banche americane hanno avuto perdite fino al -68% (First Republic Bank – banca californiana) anche le banche italiane hanno messo il segno “-” : -12,33 Banca Popolare di Sondrio, – 11,85 Unicredit per citarne una piccola e una “internazionalizzata”. Ecco i costi sono al sicuro ma i costi di questo crack che potrebbe allargarsi lo paghiamo tutti.

a cura di Renato Dainotto