Nuovi nubi all’orizzonte in Europa per l’industria e l’impresa

La notizia della conferma allo stop dei motori termici nel 2035 è una dura mazzata all‘industria dell’automobile e di tutta la filiera che ancora non è stata metabolizzata. Non bastasse dalla BCE è arrivata un’altra brutta notizia per industria e filiera: Christine Lagarde ha confermato che da luglio un primo rialzo dei tassi e di fatto la chiusura della “stagione del denaro a buon mercato”. Si parla infatti di un rialzo totale dello 0,5% a settembre che potrebbe arrivare all’1% a fine 2022 per spingersi al 2% nel 2023 (oggi siamo a -05%), senza preoccuparsi degli effetti che questo incremento potrebbe avere sulle economie “periferiche” di Grecia, Spagna, Italia e Portogallo.

C’E’ ANCHE L’INFLAZIONE

Purtroppo questi rialzi sono stati annunciati in un contesto molto difficile: oltre all’industria dell’auto scossa dal piano Fit for 55 c’è anche la spina nel fianco dell’inflazione. In Italia la Banca d’Italia ha appena ritoccate le stime. Il tasso d’inflazione si dovrebbe assestare nel 2022 al 6,2% spinto dai forti rialzi dei prezzi energetici e si teme una spirale stagflativa (inflazione per recessione) che viene vista dagli economisti come una picchiata di un aereo difficile da invertire.

EFFETTI SULLE BORSE

Nei giorni scorsi tutte le borse hanno affrontato perdite importanti: venerdì scorso persino Francoforte ha fatto segnare -3,08% e Piazza Affari a Milano – 5%. Insomma la situazione si fa molto complessa in una fase in cui l’industria dovrebbe trovare enormi somme da investire nella ricerca per affrontare la transizione ecologica.