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L’AUTO AUTONOMA E IL PRIMO INVESTIMENTO DI UNA CICLISTA

Tempe, Arizona. Qui è avvenuto il primo tragico incidente tra un'auto a guida autonoma e una ciclista.

Arizona, uno dei tanti stati meno conosciuti degli USA. Spostiamoci nella ancora meno conosciuta Tempe, dove, Elaine Herzberg passa alla storia per essere la vittima del primo incidente stradale che coinvolge una vettura a guida autonoma. Cosa è successo? La cronaca è fredda. Una Volvo di Uber (partner della Casa) che sperimenta su strada la guida autonoma si avvicina a un incrocio, rispettando i limiti. Siamo intorno alle 22.00 di domenica 18 marzo. Una donna attraversa la strada di fronte alla vettura di Uber: non è sulle strisce, avviene l’impatto.

COSA E’ SUCCESSO

La donna cade sull’asfalto in gravi condizioni e muore pochi minuti dopo in ospedale. A bordo della Volvo c’è un collaudatore che non ha potuto fare nulla. Ora è presto per dire se l’incidente era evitabile, inevitabile se il collaudatore era attento o non attento. Sono domande a cui solo chi svolge le indagini potrà dare una risposta. A noi cosa interessa al momento? Quello che questo comporta anche in Italia, perché il recente decreto “Smart Road” consente test in strada anche da noi.
In Italia dove il pirata che falcia il pedone, a volte, non fa più notizia. Perché accade troppo spesso e per questo l’auto autonoma potrebbe essere un grande progresso. E troppo spesso alcol, distrazione e droga sono l’inizio, il presupposto, il primo atto dell’incidente. Parliamo di una tragedia a cui finora sapevamo sempre attribuire una responsabilità. Ora? Che succede? La tanto sbandierata sicurezza della guida autonoma vacilla. Forse l’incidente era inevitabile anche con un guidatore molto attento e prudente al volante. Forse. Intanto, però, questa tragedia ci deve far riflettere su una cosa.

DI CHI SONO LE COLPE?

Oggi la responsabilità ricade sempre sul guidatore, l’uomo. Del resto, quando si stipula una assicurazione RC Auto, le linee guida della determinazione del premio sono legate più all’uomo (età, residenza, punti patente, precedenti sinistri) che all’auto (di cui si analizzano potenza e alimentazione). Con la guida assistita e poi quella autonoma tutto dovrebbe progressivamente spostarsi sull’auto e i suoi dispositivi. Dunque, chi sarà responsabile delle azioni dell’auto? Il costruttore, il fornitore dei servizi di guida assistita o ancora il proprietario (privato o noleggiatore)? E le riparazioni? Quali protocolli? Chi sarà autorizzato ad agire sulle parti meccaniche? E sul software? Quali competenze, autorizzazioni e certificazioni? Tanta roba. Aspettiamo di vedere cosa succederà negli USA, a chi verranno imputate le responsabilità. E intanto? Intanto forse è il caso di concentraci sulle tappe. Oggi la società corre troppo, il consumismo divora i prodotti. L’auto non è un telefonino. Che il progresso faccia il suo corso, ma con i giusti tempi. Nel rispetto della sicurezza. E che l’auto autonoma arrivi quando deve arrivare, non prima. Che non sia solo uno strumento di vendita.

INTANTO IN ITALIA…

Intanto magari concentriamoci sugli ausili di guida e sul problema inquinamento che non sono poca cosa. E ai carrozzieri ricordiamo che devono fare formazione: sugli ADAS ma anche sull’ibrido. Queste saranno due tematiche sicure nei prossimi anni. Su cui bisogna investire anche in sicurezza.

E prima di attraversare la strada, meglio guardare bene se arriva un’auto, che sia autonoma o guidata (con prudenza o imprudenza).