Attualità

Abarth da 50 anni nell’orbita FIAT

La pandemia in corso ha un po’ offuscato un compleanno importante per le auto sportive e storiche, perché il 31 marzo ricorre la fondazione dell’Abarth. Il marchio infatti viene depositato il 31 marzo 1949 dall’ingegnere italo austriaco Carlo Abarth fondatore della Abarth & C: un marchio che avrebbe dato vita a un’autentica leggenda di stile e prestazioni declinata in auto da record, kit di elaborazione rivoluzionari e gare memorabili e il cui logo, il famoso “Scorpione” oggi conosciuto in tutto il mondo, era il segno zodiacale del fondatore. Lo Scorpione peraltro incarnava perfettamente la filosofia della neonata scuderia specializzata in automobili “piccole ma cattive”. Non bastasse nel 2021 Abarth celebra anche i 50 anni di Fiat: nel 1971 infatti il marchio Abarth viene acquistato ed entra nella galassia della Fiat.

Una storia pungente

La storia di Abarth e del suo logo si snoda attraverso le vittorie sportive, e queste cominciarono subito. Prima fra tutte, nel 1950, la vittoria di categoria nella celebre cronoscalata “Palermo-Monte Pellegrino” con alla guida della Abarth 204A un “certo” Tazio Nuvolari, il “mantovano volante”. E’ proprio sulla scorta delle prime vittorie che, nel 1954, Carlo Abarth decise di arricchire il logo con l’introduzione di uno scudo bicolore, emblema delle vittorie nelle “battaglie sportive”, che faceva da sfondo allo Scorpione. Nel 1962 la Abarth 1000 Bialbero si aggiudica il primo di sei Campionati Mondiali Marche consecutivi, e per celebrare questo importante titolo nel logo vennero inseriti tre nuovi elementi: una bandiera a scacchi bianca e nera, il testo in stampatello rosso su fondo giallo “Campione del mondo” e una corona d’alloro stilizzata. Nel 1969 viene deciso di lanciare una versione aggiornata del logo, dove a cambiare in modo significativo è proprio il simbolo della Casa torinese, lo Scorpione, che infatti diventa ancora più stilizzato, completamente nero e, per la prima volta, con entrambe le chele rivolte verso l’alto. Anche la scritta subisce una variazione: ora è bianca su sfondo azzurro e presenta solo la dicitura “Abarth”. Nel 1971 Abarth viene acquisita da Fiat e, per sottolinearne l’italianità, nel logo compare il tricolore nello sfondo della scritta Abarth.

Il logo attuale

Oggi il logo, ridisegnato completamente nel 2007, accoglie tutti i tratti distintivi dello Scorpione proponendolo però in chiave decisamente più attualizzata e moderna, con la silhouette nera che appoggia le chele sulla diagonale dello scudo. Ma c’è un logo che accompagna tutte le vetture Abarth, presente sulla parte posteriore delle due fiancate laterali, un simbolo importante che riprende quello che le vetture Abarth da gara hanno “portato” con orgoglio a partire dagli anni’60. Il logo riprende lo scudo tipico di Abarth giallo e rosso che ospita lo scorpione, arricchito da una saetta tricolore. Un vero e proprio tributo all’impegno di Abarth nelle gare, che sono storicamente il banco di prova dove testare le soluzioni tecniche e tecnologiche innovative mirate ad incrementare performance e affidabilità delle Abarth da gara e di cui, in un secondo momento, avrebbero beneficiato le vetture di produzione.

Abarth fa ancora sognare nelle corse in pista e su strada

Un impegno nel racing che continua tutt’oggi, sia in pista che sulle strade sterrate. In pista quale fornitore di motori dei Campionati Italiano e Tedesco di F4, la palestra dei campioni di F1 di domani. E nei rally, dove l’Abarth 124 rally sarà protagonista, per il terzo anno consecutivo, del FIA-ERC, il Campionato Europeo Rally. E sicuramente sono proprio i valori del racing, il confronto sportivo, la competizione e la ricerca continua della performance che i clienti Abarth vogliono e ritrovano nei modelli di produzione come testimoniato dal successo commerciale, che ha visto nel 2020 una crescita di quasi il 50% della quota di mercato dello Scorpione rispetto all’anno precedente.

Logo Abarth 2007

Abarth 124 al Rally di Roma

Mini Gabriele, Tatuus F.4 Abarth #46, Prema Powerteam

a cura di Renato Dainotto